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Dr. Eric Baclet Presidente e General Manager Eli Lilly

Nonostante la fase di crisi che l'industria farmaceutica sta affrontando, che ha determinato un calo degli addetti del 13% dal 2006 al 2011 (dati Farmindustria), a questo settore viene costantemente richiesto impegno e sviluppo per la competitività dell'Italia.
Come può dunque questo settore prepararsi ad invertire la tendenza di fronte all'attuale scenario, impostando piani di sviluppo e crescita di competitività?
Ne parliamo col dott. Eric Baclet, Presidente e General Manager Lilly Italia.
D: 1. Quali sono secondo lei oggi i driver della competitività per le aziende farmaceutiche nei prossimi 5-10 anni?
La strategia per affrontare la competizione del mercato è sempre stata e rimarrà per Lilly l'introduzione di nuovi farmaci innovativi per soddisfare specifici bisogni clinici insoddisfatti, gli unmeet needs dei pazienti, nelle quattro aree in cui ci focalizziamo: oncologia, diabete, neuroscienze e malattie autoimmuni. Solo così sarà possibile compensare la perdita delle vendite dovuta alle scadenze brevettuali.
Per il trattamento del diabete abbiamo presentato domanda di autorizzazione a Fda per dulaglutide, agonista del recettore del glucagon-like peptide-1 (Glp-1), ed empagliflozin, inibitore del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (Sglt-2); in oncologia per ramucirumab, anticorpo monoclonale diretto contro il recettore 2 del fattore di crescita endoteliale vascolare (Vegfr-2), che ha ricevuto lo scorso ottobre lo status di priority review come agente singolo di seconda linea nei pazienti con carcinoma gastrico di fase avanzata. Tutti e tre i prodotti hanno buone chance di ottenere l'autorizzazione negli Usa nel corso dell'anno e in Europa entro fine 2014 o inizio 2015.
Promettenti le attese anche per i prodotti in fase III. In oncologia per necitumumab, anticorpo monoclonale che inibisce il recettore del fattore di crescita dell'epidermide (Egfr). Per le malattie autoimmuni l'attenzione è focalizzata su tre molecole: ixekizumab per la psoriasi e l'artrite psoriasica, baricitinib per l'artrite reumatoide e tabalumab per il lupus eritematoso
D: 2. Come devono cambiare le aziende farmaceutiche per adeguarsi ai cambiamenti dello scenario? Quali sono le figure professionali necessarie per fronteggiare questa fase?
E' necessario trasformare l'infrastruttura per fare in modo che sia più compatta, efficiente e rapida nell'assicurare il lancio nei vari mercati dei nuovi prodotti dell'area diabete e oncologia. Una trasformazione che mirerà a individuare le deviazioni dei processi organizzativi tramite la metodologia Six Sigma e renderle più efficienti con meno passaggi; ad automatizzare i processi produttivi (come avvenuto per il sito produttivo di Sesto Fiorentino dove è stato inaugurato a gennaio 2013 il primo magazzino totalmente computerizzato) e, infine, a ridurre i tempi di sviluppo clinico usando un nuovo metodo statistico.
D: 3. In questo scenario c'è ancora spazio per la ricerca e l'industria in Italia? Quali misure ritiene necessarie per sostenerla?
Le partnership sono parte della nostra strategia quando aiutano a condividere i costi di ricerca e sviluppo (R&S) e renderla sostenibile. Abbiamo già in attivo una grande partnership con Boehringer Ingelheim che comprende uno spettro significativo di prodotti per il diabete e recentemente abbiamo firmato un accordo con Pfizer per lo sviluppo e la commercializzazione congiunta di tanezumab, anticorpo monoclonale per il trattamento del dolore.

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