Nel trattamento dell'epatite C con sofosbuvir abbiamo raggiunto i 25mila e 472 pazienti: siamo vicini al terzo scaglione dei 30mila pazienti, dove scatterà uno sconto più significativo da parte dell'azienda produttrice. Al momento, abbiamo già ricevuto la restituzione di quasi 250mila euro.

È questo uno dei dati messi in evidenza da Luca Pani (foto), direttore generale Aifa, nel corso dell'audizione informale in materia di "Trasparenza degli accordi stipulati dall'Aifa con le case farmaceutiche". «Uscire dalla pratica degli accordi confidenziali con le aziende farmaceutiche» è il parere di Pani «non solo sarebbe una scelta che va a gravare sulla competitività del Ssn, ma esporrebbe anche maggiormente il paese al rischio della carenza di farmaci dovuta all'export parallelo». Sul fronte economico «si può stimare in 888 milioni di euro all'anno la perdita immediata che deriverebbe da questa scelta». Difende così Pani, le modalità di accordi con le aziende farmaceutiche, i quali «va detto che sono confidenziali verso l'esterno: in realtà vengono diffusi immediatamente a Regioni, assessorati, direttori generali di aziende sanitarie», anche perché, è stato sottolineato, altrimenti non ci sarebbe una verifica che il prezzo applicato sia effettivamente quello pattuito.

 

 Tra i criteri in generale che guidano la negoziazione dei prezzi, c'è «il registro di monitoraggio, sconti confidenziali, accordi prezzo-volume, e anche il sistema di prevedere un rimborso da parte dell'azienda delle settimane di trattamento oltre le dodici pattuite, con pazienti che talvolta superano anche le 24». E proprio queste modalità negoziale, secondo Pani, hanno permesso anche i risultati in merito all'epatite C, con «molti pazienti usciti dalla lista trapianti». Ora, «mancano oltre 25mila pazienti per raggiungere, entro giugno dell'anno prossimo, l'obiettivo di 50mila pazienti in trattamento». Al momento, la restituzione da parte dell'azienda farmaceutica alle Regioni è stata di «43 milioni di euro per il primo scaglione di pazienti e di 193milioni per il secondo». Con un prezzo a trattamento che va «dal massimo di 37mila euro fino a circa 4mila euro con il raggiungimento dell'ultimo scaglione». Ma da Pani parte anche una riflessione: «A breve raggiungeremo l'obiettivo dei 50mila pazienti e ora occorrerà pensare a come rifinanziare i prossimi 50mila o anche tutti i circa 130mila che mancano. Occorrerà riaprire le negoziazioni e un primo nodo negoziale sarà capire il punto di partenza: l'ultimo scaglione o la media di tutti gli scaglioni?». Ma non è tutto: «C'è in generale il problema dell'arrivo di farmaci innovativi importanti: attenzione, vanno finanziati, se non vogliamo trovarci a dover ritardare la negoziazione per motivi economici». E sulla trasparenza in generale dell'Aifa, Pani sottolinea che «siamo alla seconda revisione del regolamento su conflitto interessi e in Europa siamo stati la prima Agenzia regolatoria ad adottarlo. In generale, nessuna istituzione pubblica ha modalità di trasparenza come le nostre, che prevedono tra le altre cose un controllo annuale di dipendenti e di tutti coloro che partecipano a attività agenzia». Tanto che «è il terzo anno che l'Aifa si classifica prima tra istituzioni italiane».

 

Fonte: Farmacista33 a cura di Francesca Giani

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