Meno di una donna su quattro richiede spontaneamente il farmaco equivalente al farmacista, due su cinque lo accetta se le viene proposto ma a fronte, in metà dei casi, di molte domande, mentre chi lo rifiuta e continua a scegliere il farmaco branded lo fa immediatamente in due casi su tre, cioè senza fare domande.

È questo il quadro emerso da una ricerca promossa dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), che ha intervistato 300 farmacisti per disegnare il comportamento delle donne, che restano il decisore familiare più importante in questo ambito, nei confronti dei generici. «Secondo il 70% dei farmacisti intervistati» spiegano gli autori dell'indagine in occasione della conferenza stampa di presentazione dei dati «il timore è dovuto a una scarsa informazione ed è proprio l'informazione, per il 64%, la barriera principale all'accettazione e all'utilizzo dei generici, della cui efficacia, e non sicurezza, le donne dubitano (96%).

La resistenza più alta si riscontra in donne più anziane e nei casi di patologie croniche cardiache, mentre in altre aree terapeutiche, come gli antinfiammatori, antibiotici, e area gastrointestinale, c'è una maggiore apertura». La figura più influente per informare e rassicurare sull'efficacia, per il 92% dei farmacisti, è il medico di famiglia che dovrebbe assumere una posizione chiara per favorire la percezione di sicurezza garantita dalla cura. «Ma medico di famiglia e farmacista devono imparare a dialogare» ha commentato Paolo Vintani, vice presidente Federfarma Milano «solo così potremmo essere protagonisti di una sanità che si sta spostando verso la territorialità, dove le figure di riferimento saranno proprio queste. Purtroppo il generico è sempre stato visto solo dal punto di vista economico mentre è un farmaco a tutti gli effetti e il farmacista lo deve suggerire».

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