Non è un farmaco, ma non è nemmeno una sostanza inattiva. Non ha solo effetti psicologici ma agisce sull'organismo con effetti reali e inattesi, valutabili in particolare quando il paziente non è al corrente di che cosa sta assumendo, e quindi può inficiare i risultati di una sperimentazione clinica. Sono arrivati a questa conclusione i ricercatori dell'Università di San Diego, che hanno valutato il ruolo del placebo in 167 studi randomizzato e controllati. È stato riscontrato che solo nell'8% dei casi venivano esplicitate informazioni relative alla sostanza usata per confrontare il farmaco in questione: «Siamo abituati a pensare al placebo come a una sostanza inerte» spiega Beatrice Golomb, ricercatrice a capo del team «ma non esiste una prova che qualsiasi cosa sia fisiologicamente inerte». Poiché, invece, la natura del placebo può influenzare gli esiti della sperimentazione, la formulazione deve essere esplicitata, altrimenti può accadere che se ha un impatto positivo sul paziente rischia di portare a una sottostima dell'efficacia del farmaco testato, mentre se ha un impatto negativo il rischio è di sovrastimarne l'efficacia.

Fonte: www.farmacista33.it

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