Milano, 18 settembre 2007
Nel primo semestre del 2007 la compagnia biofarmaceutica italiana BioXell, nata nel 2002 da uno spin-off della svizzera Roche e quotata allo Swiss Exchange, ha ridotto le perdite dell'8%: dai 7 milioni di euro dei primi 6 mesi 2006 a 6,4 milioni. Lo riferisce in una nota la stessa società, 58 dipendenti tra Milano e Nutley (Usa), attiva nella R&S di nuovi farmaci contro le malattie urologiche e infiammatorie. Nella prima metà dell'anno il fatturato è diminuito da 1,3 milioni di euro a 800 mila euro. Le spese operative sono passate da 8,7 a 8,4 milioni (-3%), con un aumento di quelle generali e amministrative e una flessione (-14%) di quelle per la R&S: queste ultime sono scese da 5,9 a 5,1 milioni di euro, per la riduzione dei costi associati ai trial clinici - spiega l'azienda - e perché il bilancio del primo semestre 2006 teneva conto anche dei 500 mila euro spesi per acquisire il composto BXL746 da Roche. Contante e 'cash equivalents' (titoli con scadenza inferiore ai tre mesi) al 30 giugno 2007, infine, ammontano a 63,4 milioni di euro (77,6 milioni nei primi 6 mesi 2006). Fra i prodotti in pipeline, BioXell punta soprattutto sull'analogo della vitamina D3 elocalcitolo, in fase clinica IIb contro iperplasia prostatica benigna e vescica iperattiva, e prossimo a entrare in fase IIa nel trattamento dell'infertilità maschile (quarto trimestre 2007). Nella seconda metà del 2008, infine, dovrebbe entrare in fase clinica IIa anche il BXL746, che negli studi preclinici si è dimostrato promettente contro le adesioni post-chirurgiche. ""La nostra solida posizione finanziaria ci permetterà di proseguire nello sviluppo clinico dell'elocalcitolo, nonché di portare avanti altri progetti clinici e preclinici"", commenta il ceo di BioXell, Francesco Sinigaglia. Per il futuro, l'intenzione è ""continuare a espandere la pipeline con composti innovativi in aree terapeutiche chiave, anche attraverso accordi di licenza"".
Fonte
Adnkronos Salute
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